Food delivery: l’evoluzione della “ristorazione a domicilio

E’ ormai evidente che la tecnologia ha cambiato il lavoro dei ristoratori e le abitudini di consumo dei clienti.

In Italia l’espressione del “food delivery” ha cominciato a diffondersi a partire dal 2015, quando abbiamo assistito all’ascesa di nuove startup come Glovo, Deliveroo e UberEats, solo per citarne alcune. Si tratta, per chi già non le conoscesse, di servizi fruibili da un’app o da sito per ordinare cibo da asporto.

In questo momento, stiamo assistendo all’incredibile successo della “ristorazione a domicilio” che assume sempre più centralità nella vita dei consumatori.

Tutto ciò la dice lunga su come sta cambiando la nostra concezione del tempo e, sopratutto, del cibo stesso.

Coldiretti/Censis: 1 italiano su 3 ordina cibo da app

Dati alla mano, secondo un’analisi di Coldiretti/Censis, sono 18,9 milioni gli italiani che con regolarità (3,8 milioni) e occasionalmente (15,1 milioni) hanno consumato a casa cibo ordinato tramite una piattaforma web da ristoranti e pizzerie.

Cosa spinge i consumatori a ricorrere al food delivery?

  1. In cima alla lista c’è sicuramente la pigrizia: il fatto di essere stanchi e di non aver voglia di cucinare. Opinione condivisa da molti, precisamente dal 57,3% dei consumatori.
  2. Al secondo posto, rientrano tutti coloro che intendono stupire i propri commensali con delle pietanze di ottima qualità ma, non avendo le capacità per farlo, si affidano al food delivery. Percentuale leggermente inferiore, che comprende il 34,1% degli italiani;
  3. Seguono poi chi vuole rendere le serate a casa più piacevole (32,6%) e chi non ha tempo fisico per mettersi ai fornelli (26,7%);
  4. Infine coloro che intendono sperimentare piatti di qualità comodamente da casa (24,7%) e quelli che ammettono di non essere portati a cucinare (6,9%).

Ciò che incide positivamente sulla tendenza delle consegne a domicilio, è il tempo di consegna: in alcuni casi non supera i sessanta minuti di attesa, in altri è possibile stabilire una fascia oraria specifica.

Più criticata la questione sul pagamento degli ordini: non tutti i ristoranti, infatti, consentono pagamento in contanti, facendo un po’ storcere il naso alle migliaia di utenti che ogni giorno utilizzano i servizi di food delivery.

Che impatto ha avuto il food delivery sulla ristorazione?

Che fine faranno i ristoranti? Visti i numerosi cambiamenti a cui stiamo assistendo negli ultimi anni, la domanda risulta tutt’altro che scontata.

Si è già sentito parlare delle virtual kitchens, cucine “virtuali”, che materialmente non esistono. Vengono proposte come veri e propri ristoranti sulle piattaforme online di food delivery, ma nella realtà si tratta di ristoranti noti, che preparano e commercializzano le proprie pietanze, utilizzando nomi fittizi.

Le pop-up o dark kitchen, invece, esistono davvero: ma sono cucine prive di ristorante. Siamo di fronte ad attività che servono pietanze esclusivamente a domicilio.

Gestire una cucina senza sala è senza dubbio una soluzione più economica e rapida rispetto ad un ristorante tradizionale. La consegna degli ordini diventa però un punto cruciale: come il servizio durante una cena al ristorante può determinare il successo o meno di una serata, lo stesso avviene quando i piatti vengono consegnati a domicilio.

In futuro, quale scenario possiamo prevedere? Il food delivery potrebbe determinare la chiusura di molti ristoranti, oppure accrescerne la forza e il prestigio: ciò dipenderà dalla loro capacità di coniugare al meglio tradizione ed innovazione, proponendo servizi che rispondono alle esigenze di consumatori sempre più esigenti e con poco tempo a disposizione.

Al prossimo articolo!

Ilaria