La mole di messaggi pubblicitari  a cui siamo stati sottoposti nel corso degli anni da radio, televisione e giornali, ha generato in noi un disinteresse pressoché totale nei confronti degli stimoli provenienti dai canali tradizionali. Lo stesso sta accadendo con il web e i social media.

Ecco perché rendersi riconoscibili rappresenta per i brand una sfida in continua evoluzione. Essere in grado di creare contenuti capaci di stimolare l’interesse di un utente sempre più distratto, sempre più di corsa, è un’abilità dalla quale non si può prescindere. La domanda cui i brand sono chiamati a rispondere è la seguente: “In che modo è possibile attirare l’attenzione di un pubblico annoiato, facendo leva sul valore e sulla storia di un’azienda?”

Lo Storytelling rappresenta un ottimo punto di partenza, ma da solo potrebbe non bastare. Ed è qui che entra in gioco il Brand Journalism. 

Cos’è il Brand Journalism?

Il Brand Journalism è una nuova forma di comunicazione d’impresa, il cui scopo principale è quello di raccontare al pubblico la storia dell’azienda utilizzando regole e strumenti tipici del giornalismo. Non si tratta affatto di produrre messaggi finalizzati alla vendita, bensì di fornire alle persone informazioni realmente utili.

La rilevanza che il Brand Journalism ha acquistato nel corso degli ultimi anni nell’ambito della comunicazione digitale è legata alle enormi opportunità che esso rappresenta per le aziende.

Per approfondire meglio questo argomento, abbiamo deciso di intervistare un vero e proprio esperto in materia: Daniele D’amico, esperto di Social Media Management, Content Marketing, Digital PR e Brand Journalist.

Perché un brand dovrebbe scegliere di fare brand journalism?

“Oggi la priorità di un brand è quella di essere un tutt’uno con il pubblico. Dunque non un corpo estraneo rispetto alle persone che acquistano un determinato prodotto. I brand vengono visionati e scelti. Una tecnica per dare valore alla marca è il brand journalism che serve per far identificare il singolo acquirente a ciò che è stato visto, desiderato e comprato. Attraverso il brand journalism è possibile creare fidelizzazione“.

Ad oggi, il Brand Journalism può essere considerata come una vera e propria forma di giornalismo?

“No, il brand journalism viene applicato attraverso tecniche giornalistiche, stiamo parlando di comunicazione. I brand si rivolgono a professionisti del settore per farsi raccontare. Anche perché tutte le aziende si stanno evolvendo in media company. Ma la vera novità è quella di creare delle storie intorno al marchio. Dunque costruire narrazioni dove il marchio non compare“.

Rispetto al racconto di un brand attraverso lo storytelling, in cosa si differenzia il Brand Journalism?

Il pubblico ha bisogno di identificarsi, di incarnarsi nel brand. Non più acquisti freddi ma caldi, dove ci sono emozioni, umanità e cuore. I brand non devono comunicare ma dialogare, relazionarsi ad personam. Allora i giornalisti esperti e i comunicatori professionali possono fare affidamento su due strumenti: lo storytelling e il brand Journalism.

  • Il professionista odierno oggi non deve essere soltanto una penna efficace ma un esperto praticante delle tecnologie moderne della comunicazione: due qualità necessarie per il raggiungimento degli obiettivi. Altrimenti si rischia di fare la fine degli orsi che vanno in letargo. Da questo importante concetto si arriva al brand journalism. Occuparsi di tutto ciò che che ruota attorno ad un brand, con lo scopo di informare i lettori sulla storia dell’azienda attraverso strumenti e regole proprie del professionista che opera sui mass media offline e online.
  • Lo storytelling è l’arte di raccontare una storia, comunicazione narrativa o anche comunicazione creativa con l’obiettivo di attirare l’attenzione del pubblico.

Quali sono gli step fondamentali da cui partire per impostare un progetto di giornalismo aziendale?

Un progetto di giornalismo aziendale transita in primis dalle competenze. Non ci si può improvvisare. Bisogna studiare, informarsi, praticare anche attraverso il fai da te. Bisogna testare prima di immergersi nel mare magnum della comunicazione corporate.

Verso quali scenari si aprirà il Brand Journalism nel prossimo futuro?

Pensavo ad una frase di Cesare Cremonini “possibili scenari si contendono le nostre vite mentre noi le stiamo li a guardare”, bene vale anche per i Brand. Se una marca vuole evolversi deve fare tre cose:

  • Prendere posizioni su argomenti politici, economici e sociali;
  • Elaborare campagne dove il focus è il cuore delle persone e non il prodotto. Le persone sono in cerca di sorrisi ed emozioni. Dunque bisogna scomporre il più possibile il pubblico.
  • Probabilmente rimarremo in pochi ad occuparci in modo professionale di brand journalism perché i social sono lo specchio dove tutti guardano tutto, le aziende cosi come le persone sono attente all’educazione degli addetti ai lavori prima che alla professionalità. Da giornalista attento a ciò che accade online, ho la sensazione che sul primo aspetto ci sia molto da lavorare.

Continua a seguirci, a presto!