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LA STANZA DEGLI ABBRACCI…UNO SPOT DA PREMIO OSCAR?

By 11 Febbraio 2021 No Comments

Tante cose ci rimarranno impresse di questo Covid-19 e, senza alcun dubbio, una di queste è quella musichetta che per tutto il periodo del primo lockdown ha risuonato nella mente di tutti noi, costretti a passare le nostre giornate in casa, in compagnia del piccolo schermo sempre acceso!

Ebbene sì, il motivetto di cui parlo si riferisce proprio alla serie di spot che da marzo in poi furono trasmessi istituzionalmente con lo scopo di divulgare una corretta informazione rispetto ai comportamenti da tenere per il contenimento del nuovo Corona Virus.

Se non ce l’hai ancora presente, sarà sufficiente pensare ad uno sfondo blu scuro, ad un elenco di regole scritte in bianco e ad un sottofondo musicale piuttosto banale.

 

 

Nonostante l’inopinabile chiarezza di questi spot che, con un tono quasi didattico, hanno contribuito a render queste regole ben note, la situazione che ci circonda è pressoché la stessa. Forse a causa di un approccio poco coinvolgente ed eccessivamente impersonale?

In effetti, è completamente diverso lo stile della nuova campagna di comunicazione per la vaccinazione, divulgata direttamente da Palazzo Chigi che ha pensato di far realizzare una serie di quattro spot direttamente dal premio Oscar Giuseppe Tornatore!

 

 

Un condensato di emozioni

La stanza degli abbracci è il titolo del primo spot reso pubblico il 17 gennaio scorso: la vicenda proposta trae ispirazione da stanze effettivamente esistenti e presenti nelle case di riposo, ideate appositamente per permettere un contatto privo di pericoli tra anziani e parenti.
La circostanza attentamente scelta e poeticamente riprodotta all’interno del cortometraggio diventa esemplificativa di una delle tante dimensioni di distacco affettivo che sono state causate dalla pandemia, ed è proprio questo il perno su cui fa leva questa nuova campagna: le emozioni!
Il concetto fondamentale, che ripetiamo è “farsi vaccinare”, ci viene raccontato attraverso una storia all’interno della quale ogni singolo elemento è un simbolo che deve essere in grado di evocare idee e sensazioni.

La scelta delle musiche (realizzate ad hoc da Nicola Piovani) determina immediatamente un senso di inquietudine che viene ulteriormente amplificato dal rumore increspato di sottofondo. A tal proposito, la funzione del telo trasparente è assolutamente centrale: oltre ad essere una barriera fisica che permette un contatto solo limitato, esprime simbolicamente la distanza di pensiero tra le due figure centrali.

La donna più giovane rappresenta idealmente l’incertezza e lo scetticismo verso il vaccino: i dubbi espressamente dichiarati dalle sue parole trovano corrispondenza in uno sguardo tristemente vuoto e scoraggiato .
Al contrario la signora, con il suo fare caloroso e premuroso, è naturalmente da associare alla speranza e alla fiducia verso il vaccino ma diventa anche emblema di una lontananza forzata e della volontà di superare il distacco sociale che, rimanendo nell’ottica dello spot, dovrebbero rappresentare dei validi motivi per vaccinarsi.
Andando oltre la conclusione incerta di questo breve episodio, quello che risalta in maniera abbastanza immediata è che il tutto sia stato realizzato affinché il destinatario, che in questo caso è innanzitutto un cittadino, possa essere protagonista di un forte coinvolgimento emotivo.

Da un punto di vista più tecnico, La stanza degli abbracci punta tutto su principi di neuromarketing, il cui scopo è individuare i meccanismi emotivi e di pensiero che avvengono nella mente del consumatore. La persuasione verso una determinata decisione, infatti, avviene in relazione agli stimoli che determinati contenuti riescono a suscitare nella nostra mente.

Prime impressioni

Oltre ad una strategia che, almeno dal punto di vista teorico, sembrava essere vincente, ad oggi La stanza degli abbracci non ha raccolto grande consenso, come dimostrato dalla netta maggioranza dei non mi piace su YouTube.
Probabilmente perché il taglio cinematografico che è stato scelto prevede una narrazione metaforica e allusiva che rende lo spot poco immediato e lontano dalla chiarezza e dall’oggettività necessaria rispetto ad un tema discusso come la vaccinazione.
Il carattere simbolico e poetico, utilizzato per attivare i sentimenti, a tratti risulta poco fedele rispetto alla realtà. Viene da chiedersi se il telo svolazzante possa garantire un adeguato isolamento, ed è inevitabile considerare un po’ sibillini i toni della (forse troppo) breve conversazione.

Le impressioni sono tante e diverse, come anche le interpretazioni ed è il minimo di fronte ad una scelta comunicativa del genere. Quello che resta da fare, a questo punto, è aspettare i prossimi tre episodi!