Orizzonte marketing

PUBBLICITÀ IN PANDEMIA: GLI SPOT SI ADATTANO ALLE CIRCOSTANZE?

By 19 Novembre 2020 No Comments

Sbagliando si impara e Crodino lo sa bene. Dopo la sfortunata coincidenza di inizio marzo, “stavorta” ha fatto i conti con ciò che ci circonda. Per chi non sapesse di cosa sto parlando: a ridosso dell’inizio della pandemia Crodino manda in onda il nuovo spot con il Gorilla che, in un luogo affollato, invita tutti ad abbracciarsi, con lo slogan “Crodino, l’analcolico biondo fa abbracciare il mondo”. Inutile dire quanto questa frase suonasse inappropriata, in pieno inizio del periodo Covid-19. Ok, si saranno detti: questa volta prendiamo bene le misure. Pochi giorni fa è partita una nuova campagna che recita: “Stavorta ho fatto i conti: 1 mese de chiusura fa 20 kg di lievito.”

Ad inizio pandemia, un po’ tutte le aziende si sono scoperte impreparate: c’è chi ha subito ripensato la propria comunicazione, rendendosi conto che non fosse opportuno continuare a diffondere i contenuti già preparati, chi invece, ha sospeso momentaneamente tutte le campagne in corso, prendendosi tempo per reinventarle e chi, probabilmente avendo preparato gli spot già da tempo, ha lasciato in onda quel che era già pronto.

Come nel caso di Vicks, che ha lasciato in onda questo spot:

 

 

Cosa noti di strano? A primo impatto niente, è vero, ma ad oggi una situazione come quella rappresentata nel video è tutto tranne che normale. Chi viaggia spesso lo sa, le stazioni sono ormai o deserte o popolate da poche persone con mascherina e a distanza l’uno dall’altro.

Un altro spot che non segue la corrente dei competitor è quello di MD. Quando tutti nella grande distribuzione organizzata hanno rivisitato i loro spot secondo una linea comune (ringraziare dipendenti e consumatori per aver continuato ad avere fiducia nei diversi brand) il supermercato ha deciso di intervenire solo con una modifica allo spot lanciato agli inizi di gennaio 2020.

 

 

È stato rivisto infatti e trasmesso nelle settimane di lockdown aggiungendo una breve lettera per comunicare all’utente che poteva e può contare sul brand, senza modificare tutto lo spot.

Sono convinta che nelle case history passate in rassegna, le aziende hanno preso la decisione di non modificare i propri piani, non per mancanza di sensibilità, ma perché hanno scelto di dare voce a quella percentuale che, emersa dalla ricerca Hokuto-Conic, vede  la pubblicità contaminata dal virus indigesta per il 60% degli italiani, in particolare dagli under 35, che sottoscrivono in massa l’affermazione “c’è  troppa pubblicità a sfondo coronavirus”. Molto meglio dare l’immagine di una “normale quotidianità”.

Sicuramente ognuno avrà i propri motivi per adattarsi o non adattarsi al contesto che ci circonda, non credi? Vale la regola del seguire il proprio istinto e soprattutto quella di analizzare i feedback ricevuti per potersi migliorare.

E tu che cosa ne pensi? Lascia un commento per farmi sapere da che parte stai! Sarò felice di risponderti:)